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Channel: Raffaele Verde, Autore presso PlayStationBit 5.0
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Paper Ghost Stories: Third Eye Open – Recensione

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La vita è piena di opposti, giusto? Come per esempio la cultura orientale e quella occidentale, o ancora, il modo di vedere le cose dei bambini e quello degli adulti, ma anche la vita stessa e la morte. Ed è proprio su questi due ultimi fattori che si concentra Paper Ghost Stories: Third Eye Open, titolo, non-horror di Cellar Vault Games. Cosa succederebbe se la sottile linea, di carta, tra la vita e la morte si dovesse rompere? Scopriamolo insieme nel viaggio della piccola Ting tra i problemi della sua infanzia e i fantasmi che la popolano.

Una storia di fantasmi

Paper Ghost Stories: Third Eye Open si apre con la giovanissima Ting, una bambina di sei anni, che si trasferisce in una nuova città nella periferia malesiana, insieme ai suoi genitori, chiamati amorevolmente Pa’ e Ma’. La bambina farà subito la conoscenza di Xiu, il fantasma di una bambina morta che non riesce a compiere l’attraversata e che quindi si unirà a Ting per recuperare parte della sua memoria e finalmente andare oltre. Ma quello che Ting scoprirà è che non tutti i fantasmi sono buoni.

Tradizionalmente è infatti risaputo che i fantasmi che hanno ancora conti in sospeso sulla terra possono tramutarsi in spettri malvagi, pronti ad attaccare vittime ignare ed innocenti. Con questo strabiliante potere, l’innocenza della fanciullezza e questo “terzo occhio” sul mondo che la circonda, Ting dovrà scoprire il mistero di Xiu e farsi forte nei suoi problemi quotidiani con la nuova scuola, bullismo e i litigi continui dei genitori.

Oltre che imbastire una storia ricca di simbolismo e metafore, Cellar Vault Games confeziona anche un ottimo prodotto dal punto di vista linguistico. Per gli appassionati di culture straniere, Third Eye Open li lancerà negli usi e culture della Malesia, con tanto di piccoli approfondimenti sulla lingua malese e del suo slang. Questa opzione può tranquillamente essere disattivata dal menù, ma consigliamo di tenerla attiva per un’esperienza ancora più completa. Inoltre, da tener bene in considerazione la totale assenza della lingua italiana.

L’avventura di Ting

Superato l’incipit, mani al DualSense si inizierà con l’avventura vera e propria. Il titolo presenterà un enorme quantità di testo, rendendolo quasi una visual novel, ma si alternerà anche con fasi di esplorazione e QTE improvvisi che faranno modo che la noia non sopraggiunga così facilmente. Ed è proprio la noia, purtroppo, la parte più fastidiosa di Paper Ghost Stories: Third Eye Open. Durante le fasi di dialogo i personaggi parleranno e parleranno, molto, anche troppo, facendovi anche perdere col punto e su cosa stavate facendo. Alle volte, però, a qualcuno dei personaggi verrà in mente di farvi delle domande a cui rispondere a tempo, per testare la vostra attenzione. Il colpo di grazia degli sviluppatori ai giocatori, in pratica.

Le fasi esplorative, invece, saranno caratterizzate da piccoli obiettivi da compiere come il recupero di alcuni oggetti per continuare la storia (e a far parlare i personaggi). Alle volte, inoltre, sarà possibile incappare in piccolissimi minigiochi, come l’arrostire carne e pesce ad un fantastico bbq familiare.

Purtroppo, dal punto di vista del gameplay, Third Eye Open non avrà altro da offrire e stancherà dopo poco anche per la lentezza nell’accadimento dei fatti di gioco, veramente sotterrati dall’enorme quantità di testo a schermo dei dialoghi dei personaggi.

Un’avventura di carta

Quello che rende realmente interessante Paper Ghost Stories: Third Eye Open è il fantastico comparto artistico. Ambienti, personaggi, oggetti, fantasmi, tutto sarà realizzato interamente di carta, proprio come se fosse un teatrino per bambini. Proprio come in Dordogne, questo stile artistico farà parte integrante del gioco, lasciando il giocatore entrare ancora di più nella Malesia immaginata dagli sviluppatori.

La storia, che sopra abbiamo definito non-horror, pur avendo tutti gli elementi del genere, approfondirà al meglio il rapporto con i fantasmi che ha la cultura malesiana. In questo caso, strabiliante il lavoro degli sviluppatori di scindere le emozioni pragmatiche degli adulti e l’inesperienza, la curiosità e i sentimenti dei bambini. Ting, e gli altri fanciulli, saranno terrorizzati in alcune sezioni, facendo si che il giocatore empatizzi molto con loro ma resti razionale, come gli adulti del gioco che non accettano il mondo scoperto dalla protagonista.

Purtroppo però, questa forte caratterizzazione dei personaggi, la cura nella trama e nello stile artistico, non aiutano a far risplendere il gioco, affossato dalle lunghissime e noiose sezioni visual novel. Inoltre, da tenere bene in considerazione che possono presentarsi bug e glitch vari che costringeranno il giocatore a dover riavviare dal checkpoint più vicino.

Il Platino di Paper Ghost Stories: Third Eye Open

Eccoci nella sezione più amata dai nostri lettori. L’elenco dei trofei di Paper Ghost Stories: Third Eye Open non sarà complesso da conquistare, ma messo alla dura prova dalla noia che purtroppo questo titolo si porta in spalla. Molti dei trofei saranno legati all’avventura principale, altri invece saranno legati ad azioni particolari da compiere. Alcuni trofei richiederanno riflessi pronti durante le sezioni in QTE relative agli inseguimenti, per esempio. Purtroppo, però, se ne perderete qualcuno dovrete ricominciare la storia da capo. In circa cinque ore potrete sbloccare una nuova e scintillante coppa di Platino. DING!

L'articolo Paper Ghost Stories: Third Eye Open – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.


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